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ANCONA 9 LUGLIO 2009
Il
serpente dei "cattivi" è entrato nella zona rossa. Una danza sulla
banchina, da un lato la
polizia,
dall’altro i carabinieri. Una città blindata, un porto militarizzato, ma la
nuova
generazione
c’è: un serpente arcobaleno pronto a rompere le barriere della paura.
I
giornali locali della mattina erano stati chiari: il terrore doveva dominare e
allontanare
il vero
messaggio di pace e speranza. “Stop Deportation” recitava lo striscione che
apriva
il
corteo; nessuno scontro, nessuna violenza. La capacità di non farsi ingabbiare
dalla retorica
della
politica, di non cedere a provocazioni di uno stato che ha “preventivamente”
arrestato
student@
e attivist@ era la prerogativa del nostro messaggio; il G-8, il blocco di
Shengen
ma
soprattutto il nuovo pacchetto sicurezza del governo, ci fanno pensare che le
nostre libertà
individuali
siano in forte pericolo.
Ancona,
città di confine, si è vista obbligata a seguire delle direttive volte al
rispetto del nuovo
assurdo
reato di clandestinità, creato ad-hoc per questo stato-neofascista; i
respingimenti ormai
sono
regola su quella banchina. Ma noi ieri abbiamo “aperto il porto”.
Simbolicamente Patrasso,
i
compagni greci, i profughi che fuggono le guerre erano lì con noi, i fiori di
loto lasciati in mare
scrivevano
“no-border”, come a ricordare quella che dovrebbe essere l’essenza madre
dell’europa
unita, autodefinitasi paladina dei diritti umani e dell’uguaglianza tra i
popoli.
Ma noi
siamo stanchi di retorica, di super-summit in mezzo alle rovine che riempiono i
cuori
di dubbi
e terrore. Il crollo dell’occidente sembra vicino, ma da ieri la forte speranza
di una
nuova
generazione, autoformatasi nella negazione delle barriere, sembra poter
crescere e
guidare
il paese verso la realizzazione di una fragile idea di uguaglianza; noi non
siamo il paese
delle
ronde, delle squillo, della xenofobia, noi siamo la terra dell’accoglienza,
della solidarietà
e dell’amore.
Questa nuova contaminazione naviga sull’adriatico e da Ancona viaggia veloce
cavalcando
l’Onda e le sue gocce sono vita per la nostra sete di giustizia sociale.